Confesso di invidare un po’ quegli insegnanti di inglese (e ce ne sono davvero tanti) che arrivano in aula, prendono il libro (sempre lo stesso) o un paper (sempre lo stesso) del First Certificate e tengono una lezione “universale”, che sarà sempre la stessa per tutti gli studenti dello stesso livello. Altri invece seguono pedissequamente il libro di testo, senza integrarlo in alcun modo o prevedere altre attività che possano risultare coinvolgenti e dare agli studenti un’ulteriore possibilità di espressione in lingua. Tutti si risparmiano così il “lavoraccio” di preparare le lezioni, a cui io dedico invece moltissimo tempo.
Quelle che vedete nell’immagine sono le note che compilo ogni giorno nell’utilissimo strumento Commmon Curriculum: per ogni singola lezione mi occupo di decidere prima gli argomenti da trattare e di selezionare una serie di risorse ad hoc. Il piano didattico infatti non è prestabilito, ma si evolve durante singolo incontro in base alla reazione dello studente, ai suoi interessi e bisogni concreti e soprattutto alle sue difficoltà.
Posso assicurare che questo lavoro richiede tempo e fatica. Prima di tutto, comporta una riflessione continua su come strutturare il materiale, scegliere gli argomenti più adatti e presentare il contenuto in modo chiaro e coinvolgente. Per un singolo argomento mi capita di cercare e consultare anche cinque/sei manuali, alla ricerca di qualcosa che possa davvero piacere allo studente e risulti adeguato al suo livello. Nel corso della stessa lezione posso arrivare a proporre materiale preso da tre libri diversi!
Inoltre, devo prevedere il giusto equilibrio tra diversi aspetti linguistici: grammatica, vocabolario, pronuncia, ascolto, lettura, scrittura e conversazione. Ognuno richiede un tipo di approccio diverso e un set di attività specifiche, vale a dire risorse audio e video, approfondimenti grammaticali, esercizi mirati e attività da svolgere in coppie e in gruppo, tutte provenienti da fonti eteogenee e da usare in un’attenta combinazione da decidere in anticipo. Lo scopo è quello di rendere le lezioni sempre variegate e interattive, evitando quella monotonia che rischia di ridurrre la motivazione.
Inoltre, le lezioni devono essere preparate con un certo grado di flessibilità. Non solo alcune attività vanno adattate singolarmente per risultare efficaci, ma devo sempre essere pronta a modificare il piano originale in base alle reazioni dello studente. Inoltre, la pianificazione consente di dosare correttamente il tempo dedicato a ciascun argomento, evitando sovraccarichi o carenze.
Ne vale la pena? Molti insegnanti direbbero sicuramente di no. Io invece credo di essere pagata non solo per il lavoro svolto in classe, ma anche per il tempo che dedico a prepararlo. Mi rincuorano a tal proposito i livelli di soddisfazione dei miei studenti, che notano subito profonde differenze tra il mio modo di insegnante e quello degli altri docenti che hanno avuto in precedenza.
Ricorda: un insegnante di lingue che lavora bene, è un insegnante che prepara bene le sue lezioni!